Succederà così anche per la carta
programmatica che il Segretario Federale Roberto Maroni ha scremato da tutte le
istanze che gli sono state presentate dai numerosi imprenditori del nord
presenti il 28 settembre scorso a Torino in occasione degli Stati Generali del
nord?
Si tratta di una serie di punti il
cui intento è quello di far ripartire l’economia del Paese partendo da quelle
Regioni che, di fatto, sono quelle che hanno il PIL maggiore, che di fatto
reggono sulle loro spalle tutte le altre. Questa situazione, se non si cambia,
rischia di affossare ciò che è ancora rimasto di buono, portandoci ai livelli
di Grecia e Portogallo, al default per capirci.
L’Italia e soprattutto le Regioni
del Nord, non meritano tutto questo. Siamo uno dei Paesi fondatori dell’Unione
Europea, il nostro posto è nella stanza dei bottoni, non sulla strada a
mendicare come ora.
Se ci troviamo in questa situazione
lo dobbiamo in parte a errori commessi in passato, ma soprattutto grazie ad un
Governo nato da un colpo di stato voluto da un Presidente della Repubblica
malato di protagonismo senile che ha nominato prima Senatore a vita e poi
Premier, un personaggio che arriva dal mondo delle banche, componente di quel
ristrettissimo club che sta cercando di assogettare ai suoi voleri tutte le
democrazie occidentali più deboli, minandone prima la stabilità economica per
poi controllarle politicamente.
Troppo palese la manovra delle
banche italiane spalleggiate dalla BCE: hanno ricevuto da essa un finanziamento
di miliardi di Euro ad un tasso ridicolo in due tranche: a novembre 2011 e
marzo 2012. Cosa hanno fatto di tutti questi soldi? Invece di finanziare le
piccole e medie imprese, di sostenere le famiglie, di aiutare gli artigiani,
hanno comprato i BOT italiani, il debito pubblico italiano, con un guadagno
netto di almeno 4 punti percentuali.
La Lega Nord, unico Movimento che
si oppone a questo Governo, come l’IdV ma solo quando gli conviene, e che ha a
cuore gli interessi dei cittadini e imprenditori del nord, sta cercando
soluzioni che possano liberarci da questo giogo che ci sta strozzando sempre
più. Vediamo nel dettaglio i dodici punti che, ricordiamo ancora, non sono idee
di dirigenti leghisti, ma scaturiscono dall’ascolto dell’esposizione di
criticità e di problematiche delle categorie produttive del nord:
1. L’euroregione Nord:
Istituire una Comunità Autonoma, locomotiva
per l’Europa delle regioni, costituzionalmente autodeterminata, che definisce le proprie
politiche e opera con regole certe per rilanciare efficienza e sviluppo;
2. La ricchezza del Nord deve
far crescere il Nord
Trattenere il 75% delle tasse
pagate dai cittadini e dalle imprese dell’Euroregione per investire nello
sviluppo, attualmente lo Stato ne trattiene il 65%;
3. No all’accanimento
terapeutico sulle imprese decotte
Eliminare i sussidi alle imprese
senza futuro per incentivare l’innovazione, le esportazioni e la ricerca
4. Imprese più forti nel Nord
Introdurre subito una fiscalità di
vantaggio per i territori del Nord, per contrastare la delocalizzazione delle
imprese. Con questo regime di tassazione è impossibile investire.
5. Per il Nord solo banche
vere
Commissariare le banche che non sostengono
le imprese produttive del Nord nell’accesso al credito, e che non aiutano le
famiglie. Bisogna far ripartire la produttività per rilanciare i consumi.
6. Meno stato, meno sprechi,
più federalismo
Tagliare un milione di dipendenti
pubblici delle regioni non virtuose, in base al rapporto con il Pil regionale e
con il numero di abitanti;
7. Burocrazia zero
Azzerare la burocrazia,
semplificazione delle procedure per aprire nuove partite IVA, accelerazione
dell’iter finalizzato al rispetto rigoroso dei termini di pagamento da parte
del pubblico verso le imprese fornitrici;
8. Nuove infrastrutture
globali
Realizzare infrastrutture integrate
attraverso regole semplici, tempi certi e appalti a KM Zero, assicurando il
libero accesso alle reti infrastrutturali a tutti gli operatori: dai treni alla
banda larga;
9. Più futuro per i giovani
Dare futuro ai giovani
defiscalizzando gli oneri delle imprese: zero IRPEF per l’assunzione di giovani
sotto i 35 anni per i primi tre anni di lavoro;
10. Lavoro e previdenza:
modello Nord
Passare da contratti collettivi
nazionali a contratti territoriali e riformare il sistema pensionistico su base
regionale;
11. Alta velocità dalla
scuola al lavoro
Introdurre un nuovo sistema
scolastico su base regionale, collegato al mondo delle imprese, che premi
economicamente il merito e si basi sulla valutazione degli insegnanti anche da
parte dei cittadini; il passaggio dalla scuola al lavoro deve essere quasi
automatico;
12. Politica a costo zero
Drastico taglio ai costi della
politica: dimezzare i parlamentari, ridurre i consiglieri regionali con le
macroregioni, realizzare il Senato federale a costo zero, abolire ogni forma di
finanziamento pubblico ai partiti.
Questo è l’impegno che la Lega Nord
ha sottoscritto con imprenditori e cittadini. Ora sta a loro sostenere con il
loro consenso tutto l’impegno che il Movimento sta profondendo in questo
progetto.
Migliaia di militanti saranno a
disposizione di chiunque voglia informarsi: nella città di Torino tutti i
sabati ci saranno banchetti dove poter firmare per sostenere questi punti,
alcuni dei quali saranno trasformati in proposte di legge di iniziativa popolare da sottoporre a referendum al quale
i cittadini saranno chiamati a dare il loro giudizio.
“Prima il Nord” è lo slogan coniato
dalla Lega del nuovo corso, potrebbe sembrare una frase razzista, come da più
parti è stato ribadito, in realtà è un modo per poter rimarcare il fatto che se
si fa ripartire il nord possiamo avere qualche speranza di uscire dalla crisi.
Se invece continuiamo come in tutti questi anni, andremo a fondo tutti insieme.
Domenico MORRA